La Corte di appello di Milano ha confermato i proscioglimenti già stabiliti dalla gup di Milano Chiara Valori nei confronti del presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, e degli altri quattro co-imputati accusati di frode in pubbliche forniture per il ‘caso camici’. La decisione è stata presa dopo che la Procura della Repubblica aveva presentato un ricorso contro la sentenza di proscioglimento emessa dalla giudice dell’udienza preliminare.
La sentenza di proscioglimento, emessa nel maggio 2022, aveva stabilito che il fatto non sussisteva, assolvendo così Fontana e gli altri imputati dall’accusa di frode in pubbliche forniture. L’accusa si riferiva alla trasformazione di una fornitura di camici e set di calzari e cuffie in una donazione alla Regione Lombardia, avvenuta nel maggio 2020. La fornitura era stata effettuata dall’azienda “Dama spa”, di cui era socio il cognato di Fontana, Andrea Dini. La donazione era stata concordata durante il primo periodo della pandemia, quando era difficile reperire dispositivi di protezione.
Oltre a Fontana e Dini, sono stati prosciolti anche l’ex direttore generale di Aria spa, Filippo Bongiovanni, la manager di “Aria spa”, Carmen Schweigl, e il vicario del segretario generale della Regione, Pier Attilio Superti. La decisione di proscioglimento è ora definitiva, poiché la Procura generale milanese non può impugnarla.
L’avvocato Jacopo Pensa, difensore di Fontana, ha commentato la decisione dicendo che il presidente della Regione ha patito per tre anni senza motivo e che la vicenda non aveva nulla di penale. Fontana stesso ha espresso la sua gioia per il proscioglimento, affermando di essere contento che la sua linearità di comportamento sia stata riconosciuta.
Le motivazioni della sentenza saranno rese note entro 90 giorni.