Il culto dei morti e le tradizioni della commemorazione dei defunti

Le credenze religiose sono alla base di molti rituali, tra cui quelli legati alla commemorazione dei defunti, in cui i fedeli dedicano un giorno per ricordare i propri cari passati. Anche se di origine bizantina, nella zona dell’Alta Valtellina il culto dei morti era molto sentito, a causa del grande potere della Chiesa Cattolica.

I defunti venivano invocati come aiuto contro le sfortune della vita, attraverso il De profundis per ottenere la loro assistenza. In molti casi, queste invocazioni erano fatte per garantire la guarigione non solo degli esseri umani, ma anche degli animali da pascolo. Quando si avvicinava il giorno della commemorazione dei defunti, la sera di Ognissanti, veniva lasciato un vaso o un bicchiere pieno d’acqua pulita in cucina, o si faceva scorrere un filo d’acqua dal rubinetto. Secondo la credenza popolare, durante la notte i morti sarebbero arrivati a visitare la casa in cui avevano vissuto e, assetati per il lungo viaggio, avrebbero bevuto l’acqua volentieri.

Qualcuno, in anticipo sulle abitudini odierne legate alla festa di Halloween, riempiva persino una zucca vuota d’acqua e in alcune abitazioni venivano preparate vere e proprie cene a cui si pensava partecipassero anche i morti. In alcuni casi, i ragazzi andavano alla vigilia del giorno dei morti a cercare la carità per i defunti, raccogliendo castagne lesse o caldarroste. A Bormio c’era un detto dialettale che recitava “Se i mort i végnen ko i pè bagnà i kamìnen ko i pè sciùt”, che non ha bisogno di traduzioni.

Le tradizioni legate al culto dei morti sono profondamente radicate nella cultura e nella storia della nostra regione. Ancora oggi, nonostante il passare del tempo, queste usanze sono ricordate e rispettate per mantenere viva la memoria dei nostri cari defunti.

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