80 anni fa, il 3 dicembre 1943, i fascisti arrestarono don Piero Folli, parroco antifascista di Voldomino. Nello stesso giorno, a Luino e nei dintorni, ci fu una grande retata fascista con perquisizioni ed arresti. Alla canonica di Voldomino, in piazza Piave, venne arrestato don Piero Folli insieme ad una quindicina di persone che si trovavano nell’oratorio di Santa Liberata. Tra di loro c’era un gruppo di ebrei provenienti da Genova che la sera precedente avevano tentato di entrare in Svizzera, ma furono respinti. Tra gli arrestati c’era anche il prete genovese, don Gian Maria Rotondi. Altri arrestati furono Ludovico Berzi, detto “passatore antifascista”, Dante Moroni, postino, Secondo Sassi, fabbro comunista di Germignaga, i fratelli Jelmini e un certo Sirio di Luino, sfollati antifascisti. Alcune persone riuscirono a sfuggire all’arresto, come la giovane ragazza ebrea Myriam Pirani, salvata dalla proprietaria della trattoria Franzoni di Piazza Piave, lo studente universitario milanese Mario Bongrani e Mario Baggiolini della Gera, allievo di don Folli, futuro famoso entomologo svizzero. Il postino Dante Moroni descrisse l’arresto di don Folli come un assalto violento da parte dei fascisti e dei tedeschi, che lo insultarono e lo percossero brutalmente. Si scoprì che i fascisti erano venuti da fuori, in particolare dalla Legione Autonoma Mobile “Ettore Muti” di Milano, accompagnati dalle SS tedesche presenti nell’hotel Elvezia di Luino. L’Anpi di Luino ritiene che la responsabilità della retata sia stata degli infiltrati fascisti, che si erano spacciati per partigiani per prendere contatto con gli antifascisti locali e poi organizzare l’arresto. Dopo un breve periodo di detenzione, don Piero Folli e don Gian Maria Rotondi furono rilasciati grazie all’intervento della Curia milanese. Anche Secondo Sassi, Ludovico Berzi e Gino Moroni furono rilasciati dopo interrogatori e inutili confronti. Gli arrestati furono inviati al carcere milanese di San Vittore, dove furono interrogati e torturati dai tedeschi e dai fascisti, ma non rivelarono nulla. Fonti storiche confermano gli eventi accaduti e la responsabilità degli infiltrati fascisti nella retata del 3 dicembre 1943.

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