Il tribunale di Brescia ha preso una decisione sorprendente riguardo alla protezione di un transessuale di 50 anni di origine brasiliana, residente in provincia di Bergamo, che rischiava il rimpatrio a causa di reati commessi nel 2012.
Il brasiliano era stato condannato definitivamente per rapina e danneggiamento, il che aveva portato la Commissione per la protezione internazionale di Brescia a negargli la protezione. Tuttavia, il tribunale di Brescia ha ribaltato questa decisione e ha accolto il ricorso del transessuale, sostenendo che i reati risalgono al 2012 e che da allora non sono stati commessi altri illeciti. Inoltre, il ricorrente ha trovato lavoro legale.
Secondo il tribunale, non ci sono ragioni per negare al ricorrente il permesso di soggiorno in Italia e un eventuale rimpatrio sarebbe in contrasto con il diritto tutelato dall’articolo 8 della Convenzione europea sui diritti umani.
Non solo, ma il tribunale ha riconosciuto che in caso di rimpatrio il richiedente teme di subire torture e maltrattamenti e di essere ucciso dai familiari che ancora oggi non accettano la sua identità. È importante ricordare che il Brasile è il paese con il maggior numero di transessuali uccisi ogni anno da ben 13 anni.
In conclusione, la sentenza del tribunale di Brescia che riconosce la protezione speciale al transessuale farà sicuramente discutere.