A una settimana dall’inizio del processo in Corte d’Assise a Milano per l’omicidio di Giulia Tramontano, 28 anni, e del figlio Thiago di cui era incinta al settimo mese, avvenuto a Senago lo scorso 27 maggio, la sorella Chiara torna ad invocare giustizia sui social.
“Vogliamo sapere di vivere in un paese giusto. Nulla ci restituirà Giulia, ma la giustizia può alleviare il senso perenne di frustrazione e sconfitta che proviamo dinanzi alla lapide di mia sorella. Giustizia per il nipote che non culleremo mai, per la nostra vita distrutta, per i silenzi che accompagneranno ogni Natale, ogni compleanno di Giulia, ogni giorno di festa in cui non saremo più in cinque a tavola”, afferma Chiara Tramontano.
Il processo inizierà il 18 gennaio, con l’imputato Alessandro Impagnatiello presente in aula. L’uomo, barman trentenne, avvelenò per mesi la compagna e il feto con il veleno per topi, in una relazione clandestina parallela a quella con Giulia. Dovrà rispondere di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dalla crudeltà e dai futili motivi, nonché di interruzione volontaria della gravidanza e di distruzione e occultamento di cadavere.
Nel frattempo, il Comune di Senago si è costituito parte civile e ha organizzato una serata di riflessione per il 17 gennaio, con la presenza del giudice Fabio Roia, dell’avvocato Antonino Ingroia e di Chiara Sainaghi del Centro Antiviolenza Hara. L’obiettivo è quello di fare luce su questa terribile vicenda e di promuovere una cultura di giustizia e non violenza.