Filippo Timi: l’attore che ha valorizzato i suoi limiti

Filippo Timi, l’attore che ha recentemente fatto ritorno su Sky con la serie “I delitti del BarLume”, compirà 50 anni a febbraio e ha deciso di raccontarsi a tutto campo. Timi soffre del morbo di Stargardt, una malattia che gli permette di vedere solo i contorni, e della balbuzie. Tuttavia, la sua vita è stata un insegnamento che gli ha permesso di valorizzare i suoi limiti e di trovare un valore in essi.

Filippo Timi è un attore nato nella povertà, ha sperimentato la fame e le discriminazioni, proprio come nei film di Tot. Nonostante ciò, è una persona colta che cita una bellissima massima di Nietzsche: “Dal caos nascono le stelle danzanti”. Timi canta, balla, dipinge, scrive e recita. In questa intervista si racconta con grande sincerità e coraggio.

Nella serie “I delitti del BarLume”, diretta da Roan Johnson, Timi interpreta un barista che si improvvisa investigatore. Il suo personaggio è finto burbero, sarcastico e ombroso, ma le sue origini umbre si sposano perfettamente con la trama e con l’atmosfera comica della serie. Timi afferma di essere un po’ come il suo personaggio, il quale riesce a trovare punti di contatto con le persone grazie alla sua fragilità. L’attore sostiene che le difficoltà e le sfighe sono il suo tesoro e che grazie ad esse è diventato un grande attore.

Durante le riprese, Timi affronta le sue due fragilità fisiche, il morbo di Stargardt e la balbuzie. Il morbo di Stargardt gli impedisce di inventare le immagini, ma riesce comunque a interpretare il tema. Riguardo alla balbuzie, afferma che non è così forte come un tempo, ma ci sono ancora momenti in cui non sa se riuscirà a pronunciare una frase in scena. Queste difficoltà lo costringono a un lavoro supplementare, ma Timi è anche autoironico e ritiene che la vita insegni a valorizzare le proprie fragilità e a trovarvi un valore.

Timi non ha mai nascosto la sua omosessualità, ma afferma che essere omosessuali a Perugia da giovane non era facile. L’omosessualità è ancora un tabù e spesso è associata solo al lato sessuale della persona. Timi ha sempre avuto voglia di tenere chiusa questa parte di sé, così come quella della sua madre. Prima non si vedevano due uomini baciarsi, si raccontava solo ciò che poteva esserci, ma solo di nascosto. Identificarsi con qualcosa che doveva rimanere segreto lo spaventava. Timi sostiene che essere chiamato con termini offensivi lo ha reso più forte e ha contribuito alla sua identità, nonostante sia stato un percorso difficile e doloroso.

Timi rivela di non essersi mai sentito protetto dai suoi genitori, nonostante li consideri persone stupende. A tavola, l’argomento dell’omosessualità era un tabù. I suoi genitori erano omofobi e razzisti senza nemmeno rendersene conto. Timi racconta di come suo padre facesse battute su Renato Zero, aggiungendo però che era comunque bravo. In quel “comunque” c’era tanto significato. Timi si sentiva come un giocattolo senza pile.

Il successo ha cambiato qualcosa per Timi? L’attore afferma che è diventato più semplice, anche se non riesce a spiegarne il motivo. Interiormente non è cambiato nulla. Timi sottolinea che anche nelle famiglie di Milano, con possibilità massime, ci sono persone che sono state costrette ad abbandonare la propria casa. Lui coltiva l’idea di superare i confini, così come ha fatto lui e sua madre, che è nata in un posto senza nemmeno un nome ed è diventata infermiera, una vera impresa. Timi ammette di aver ricevuto sguardi derisori ancora di recente in una macelleria. Inconsciamente, non ha voglia di vedere certi sorrisetti. Timi ha sperimentato questo tipo di atteggiamenti sin da quando era un ragazzino e faceva pattinaggio artistico. La sua cugina ha la scatola cranica sigillata, il che gli ha permesso di avere meno paura del diverso.

La povertà ha lasciato a Timi un senso di insicurezza. Si sente solo, senza nessuno alle spalle. Ricorda ancora lo stupore provato nel vedere un cappotto di cachemire. Anche oggi, durante alcuni provini, gli fanno i complimenti ma non lo scelgono. Nonostante ciò, Timi lavora duramente e non si lamenta.

Timi sarà presente alla Berlinale con la serie “Dostoevskij”, un’altra produzione di Sky. La serie narra la storia di un brillante detective con un passato doloroso che indaga su un omicida seriale soprannominato Dostoevskij per le lettere piene di dettagli macabri che lascia sulle scene del crimine. La serie è diretta dai fratelli D’innocenzo e scritta con grande invenzione poetica. Timi sottolinea la forza straordinaria di una delle didascalie della serie che afferma: “In cielo un temporale feroce come un litigio tra fratelli”.

Infine, Timi viene interrogato su un possibile ruolo in un film su Mussolini. L’attore afferma che sarebbe un bel ruolo per un interprete, ma dipenderebbe dal regista e dal tipo di opera che si vorrebbe realizzare. Timi ha già interpretato un ruolo in un film su Mussolini diretto da Bellocchio.

Timi rivela di non rivedere mai i suoi film. Non sa spiegarne il motivo, ma afferma che nonostante ne avesse voglia, tanto non vedrebbe nulla.

A febbraio, Timi compirà 50 anni e si sente al centro, nella metà della sua vita. Non sa cosa riserverà l’altra metà, ma si sente come se il suo cappotto di cachemire si fosse un po’ imbiancato e alleggerito.

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