VARESE – Il Gip di Varese, Alessandro Chionna, ha ricostruito in sei pagine, dopo l’interrogatorio di Marco Manfrinati, 40 anni, ex avvocato arrestato lunedì scorso, l’omicidio di Fabio Limido, 71 anni, ex suocero dell’assassino, e il tentato omicidio di Lavinia Limido, 37 anni, ex moglie del 40enne.

Manfrinati stesso racconta la vicenda, e una frase che ha pronunciato durante l’interrogatorio fa gelare il sangue: “Giustizia è fatta, ora sto bene”. L’uomo sostiene di non essere uscito di casa per uccidere l’ex moglie, ma di avere portato con sé un coltello da 23 centimetri per difendersi dai Limido, che definisce pericolosi. Tuttavia, sul campo, sono stati solo loro, i Limido, a cadere sotto i colpi di quel coltello che, secondo Manfrinati, avrebbe dovuto servire per difendersi e non per attaccare.

Il 40enne spiega di essere uscito di casa diretto a Gazzada, dove stava preparando la sua nuova abitazione. La mancanza del figlio, che non poteva vedere a causa di un divieto di avvicinamento imposto dall’ex moglie, ai suoceri e al bambino, lo avrebbe spinto in via Menotti, dove si è consumata la tragedia. L’uomo racconta che non appena la ex moglie lo ha visto ha cominciato a scappare, mentre lui le chiedeva di fermarsi. Lavinia è caduta e Manfrinati, ammette di averla colpita due o tre volte. Successivamente, l’ex avvocato ha dichiarato di voler andare in questura a costituirsi quando, secondo lui, l’ex suocero lo ha aggredito con una mazza da golf gridando: “Ti ammazzo bastardo”.

A quel punto, Manfrinati ammette di aver colpito Limido al fianco. Il 71enne è caduto in un cespuglio, ha cercato di rialzarsi e di riprendere la mazza da golf per difendersi, ma Manfrinati lo ha accoltellato ancora due o tre volte. “Io volevo solo essere padre. Questo non sarebbe successo. Vorrei chiedere scusa a Lavinia”. Il bambino è sempre al centro dell’ossessione di Manfrinati, che a un certo punto ha pensato di trasferirsi in Spagna per ricominciare. E aggiunge di voler vedere il figlio.

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