Nikolin Gjetja, noto come il “Biondo”, è stato un narcotrafficante albanese che ha gestito un vasto traffico internazionale di droga, riuscendo a sfuggire alla cattura durante un’operazione della DDA di Milano. Questo ha portato all’indagine di ottantatré persone coinvolte nelle sue attività illegali.
Gjetja, apparentemente un imprenditore edile rispettabile, era in realtà il capo di un’organizzazione criminale specializzata nell’importazione e distribuzione di droghe leggere come hashish e marijuana. L’organizzazione operava su vasta scala, coinvolgendo complici e intermediari finanziari in un intricato sistema di traffico internazionale.
Nonostante l’operazione della DDA che ha portato all’arresto di cinquantotto persone, Gjetja è riuscito a fuggire, lasciando dietro di sé una rete di attività illegali e complici. Le indagini hanno rivelato che l’organizzazione aveva importato almeno trenta tonnellate di droga leggera tra il 2019 e il 2023, stoccandola in diversi capannoni nel Basso Varesotto e nell’Altomilanese.
Le intercettazioni hanno mostrato l’atteggiamento spavaldo dei membri dell’organizzazione, che si vantavano del loro status di narcotrafficanti. Tuttavia, l’organizzazione non era immune da errori, come dimostra l’acquisto di una partita di sapone al posto di hashish in Spagna, causando una perdita di 240.000 euro.
La procura antimafia ha concluso le indagini sul traffico di stupefacenti orchestrato da Gjetja, ma la sua latitanza rappresenta una sfida per le autorità italiane. Il caso di Nikolin Gjetja è un monito sull’importanza di una vigilanza costante e di una cooperazione internazionale efficace nella lotta contro il crimine organizzato. La comunità internazionale deve riflettere su come prevenire e contrastare fenomeni criminali di tale portata, per evitare che casi come quello del “Biondo” si ripetano in futuro.