L’inchiesta “Hydra” ha svelato una pericolosa collaborazione tra ‘ndrangheta, Cosa Nostra e camorra: tra la scadenza dei termini e ulteriori “gravissime ipotesi di reato”, nove indagati sono stati rilasciati con restrizioni.
Dopo un anno di detenzione nell’ambito dell’operazione “Hydra”, i nove indagati sono stati rilasciati per scadenza dei termini cautelari. Tuttavia, non sono del tutto liberi: dovranno rispettare il divieto di espatrio, presentarsi alla polizia giudiziaria e non potranno risiedere nelle province di Milano e Varese.
Il giudice Tommaso Perna ha accolto la richiesta della Dda milanese di applicare misure sostitutive alla custodia cautelare, considerando ancora valide le motivazioni che hanno portato all’arresto un anno fa. Inoltre, il Tribunale del Riesame ha riconosciuto ulteriori e gravi ipotesi di reato, tra cui l’associazione a delinquere di stampo mafioso.
Tra gli indagati ci sono Gioacchino Amico, accusato di traffico di droga ed estorsioni, e Massimo Rosi, anch’egli coinvolto in attività illecite legate alla mafia. L’inchiesta ha portato a contrasti tra gli uffici giudicanti e requirenti per la diversa interpretazione delle prove e dei reati commessi, in particolare riguardo all’esistenza di un’associazione mafiosa unitaria in Lombardia. Si è scoperto che Cosa Nostra, camorra e ‘ndrangheta avevano stretto un’alleanza per condurre affari illeciti nella regione.