VARESE – Crack La Quiete, il processo slitta ancora. Dopo 14 anni e mezzo dall’inizio delle indagini, l’udienza preliminare a Varese è stata nuovamente rinviata dal Gup Alessandro Chionna. Questa volta la decisione riguardava l’ammissibilità delle parti civili, in particolare dell’unica parte civile che vorrebbe costituirsi, ovvero l’allora curatore fallimentare. L’udienza è stata aggiornata al prossimo 14 gennaio, lasciando ancora una volta in sospeso una vicenda che sembra non trovare una conclusione.
Gli imputati, tra cui spicca Sandro Polita, capo del Gruppo Polita, sono cinque. Polita è considerato il principale imputato dagli inquirenti, anche se lui e gli altri co-imputati hanno sempre negato ogni addebito. Nonostante questo, negli anni Polita ha ottenuto vittorie legali che hanno portato alla riapertura del processo due anni fa, dopo quasi 12 anni dall’inizio dell’inchiesta. Tuttavia, la decisione sul rinvio a giudizio degli imputati è ancora in sospeso.
Nel frattempo, l’avvocato di Polita ha sollevato un’eccezione di incompatibilità del giudice, sottolineando il suo precedente coinvolgimento in un’altra inchiesta riguardante La Quiete. Anche questa questione è ancora aperta e sarà risolta in seguito. Nel mentre, i capi di imputazione si sono ridotti notevolmente, con 23 su 25 contestati a Polita che sono stati archiviati.
La decisione sulle parti civili è stata complicata anche dal fatto che il curatore fallimentare è stato denunciato per diffamazione e calunnia da Polita stesso, con un processo a parti inverse che si terrà a marzo. La situazione rimane quindi incerta, con la prospettiva che tutto possa prescrivere entro un anno. La vicenda del crack La Quiete sembra quindi lontana da una conclusione definitiva, lasciando ancora molti interrogativi irrisolti.