Negli ultimi mesi, si è assistito al ritorno delle “pasquinate” nella nostra provincia. Alcune persone hanno ripreso l’abitudine di esprimere proteste sui muri, un po’ come ai tempi dell’antica Roma, quando si esprimevano opinioni nottetempo presso la statua di Pasquino. Questi messaggi, seppur diversi da quelli di oggi, riuscivano a irritare i destinatari della critica, interpretando il dissenso con satira caustica.

Oggi, con l’avvento dei social media, esprimere opinioni è diventato molto più facile, ma alcuni preferiscono ancora ricorrere alle scritte sui muri. Tuttavia, spesso queste manifestazioni non sono più vicine al dissenso, bensì all’insulto, con autori anonimi che si nascondono dietro le tastiere.

Le scritte murarie hanno avuto un ruolo importante anche durante il periodo del fascismo, utilizzate come strumento di comunicazione propagandistica. Alcuni di questi messaggi sono ancora visibili in alcune parti d’Italia, come ricordo di un passato controverso.

Recentemente, si è verificato un aumento delle proteste e delle manifestazioni, con l’utilizzo frequente del termine “fascista” per stigmatizzare comportamenti. Tuttavia, è importante distinguere tra comportamenti e appartenenze politiche, evitando di generalizzare e di cadere in pregiudizi.

Le “piazze” che si agitano oggi hanno origini diverse, legate a questioni finanziarie, conflitti internazionali e altre tematiche. È importante che coloro che detengono il potere si impegnino a preservare un contesto democratico, ascoltando le critiche e rispettando le opinioni diverse.

Se ciò avvenisse, anche le moderne “pasquinate” potrebbero essere trattate con maggiore rispetto e il termine “fascista” potrebbe presto cadere in disuso, come quello di “comunista”.

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