Un risarcimento per ingiusta detenzione: la Corte d’Appello di Milano ha stabilito che Giampaolo Laudani, consulente del lavoro, riceverà quasi 12.500 euro. Questa decisione arriva dopo che Laudani era stato sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari per quasi tre mesi nel 2019, con l’accusa di favorire gli interessi di una cosca della ‘ndrangheta nel Varesotto. Tuttavia, sia in primo che in secondo grado, è stato assolto “per non aver commesso il fatto”, con una sentenza definitiva nel marzo 2022.

I giudici della quinta penale d’appello hanno accolto l’istanza del difensore di Laudani, l’avvocato Davide Steccanella. Secondo quanto riportato, il consulente del lavoro era stato accusato di “concorso in estorsione pluriaggravata, anche dal fine di agevolare la ‘ndrangheta” in un filone dell’inchiesta ‘Krimisa’ della Dda di Milano. Tuttavia, i giudici hanno sottolineato che la frequentazione di Laudani con gli autori materiali della minaccia era riconducibile al suo rapporto professionale con loro, nell’amministrazione di una società commerciale.

Secondo la Corte, il rapporto tra Laudani e gli autori materiali non era ambiguo o equivoco, ma trasparente. Inoltre, i giudici hanno evidenziato che Laudani ha risposto a ogni domanda dei magistrati senza alcuna reticenza durante l’inchiesta. Nonostante la Procura generale avesse chiesto di respingere la richiesta per l’ingiusta detenzione, la Corte ha deciso di concedere il risarcimento a Laudani.

Questa sentenza rappresenta un importante riconoscimento per Giampaolo Laudani, che ha dovuto affrontare un periodo di arresti domiciliari ingiusti. Oltre al risarcimento economico, questa decisione contribuisce a ripristinare la sua reputazione e dimostra che è stato assolto dalle accuse mosse contro di lui.

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