Il caso dell’omicidio di don Roberto Malgesini sarà al centro dell’attenzione domani, venerdì 12 maggio, quando Ridha Mahmoudi, il tunisino di cinquantacinque anni che ha ucciso il prete a coltellate, apparirà davanti ai giudici della Corte di Cassazione. La sua difesa, rappresentata dall’avvocato Sonia Bova, sta invocando l’annullamento della sentenza di Appello che aveva ridotto la pena dall’ergastolo a 25 anni. Secondo l’avvocato, Mahmoudi “non era imputabile nel momento in cui commetteva il reato perché incapace di intendere”. Tuttavia, il perito ha escluso malattie psichiatriche invalidanti. La riduzione a 25 anni era stata concessa dopo il riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche equivalenti all’aggravante della premeditazione e alla recidiva.
Secondo i giudici di Milano, la confessione che Mahmoudi fece subito dopo l’omicidio, avvenuto a San Rocco il 15 settembre 2020, poteva da sola “legittimamente fondare il riconoscimento delle circostanze attenuanti”, in quanto quella ammissione fu “un fondamentale indicatore per la ricostruzione del fatto”, soprattutto in merito alla premeditazione.
La comunità di Lecco ha vissuto un periodo difficile dopo l’omicidio di don Roberto Malgesini. Il prete era molto amato e rispettato dalla comunità e la sua morte ha lasciato un vuoto enorme. La Corte di Cassazione dovrà prendere una decisione importante per la giustizia e per la pace nella comunità.